Quel giorno dell’ Aprile 1944, ai funerali di Renato Del Din

«Si va di cheste bande ca»

Era un  ragazzino…..
… quel sottotenente della brigata Julia, dopo l’armistizio era andato a fare il partigiano, con altri compagni aveva fondato la brigata Osoppo-Friuli, il suo nome di battaglia era Anselmo e lottava per liberare la Carnia.

Non mancava certo il coraggio a quei partigiani.
Repubblicani, monarchici,socialisti, cattolici, tutti uniti per liberare l’italia…la notte tra il 24 e il 25 aprile 1944 assaltarono la caserma fascista di Tolmezzo.

Le prime pallottole che gli entrarono in corpo non lo fermarono, ci volle una raffica di mitragliatrice per non farlo arrivare a 22 anni.

Ma il ragazzino faceva paura anche da morto e i tedeschi imposero che il funerale, il 27 aprile, si facesse alle 7 di mattina, che il povero carro passasse fuori dal paese e che  alla popolazione fosse vietato accompagnare Anselmo al cimitero.

Però, quando arrivarono al bivio e prima di poter obbedire all’ordine che era di non percorrere la strada principale che portava al cuore del paese, il prete con i chierichetti e i militari, che scortavano il triste carro, trovarono una donna, una donna  che prese decisa le briglia di uno dei cavalli da tiro:

«Si va di cheste bande ca»…  si va da questa parte!

…altre donne  seguirono la prima, fiere, coraggiose, perchè non era cosa da poco sfidare fascisti e nazisti e a loro si unirono altri e altri ancora si accodarono, man mano che il corteo avanzava nel paese  e alla fine erano centinaia che seguivano il ragazzino, qualcuno appoggiò un cappello con la penna nera sulla cassa…

…. così Renato Dal Din, detto Anselmo, ebbe un funerale solenne, perchè la dignità di Agata e di tutti quelli che la seguirono, intimidì e spiazzò chi avrebbe voluto umiliare il partigiano e tutto quello per cui era morto.

Questa storia tristemente iniziata, finisce anche peggio, Agata Bonora, dopo poco pagò il suo coraggio e venne deportata e quando tornò, distrutta dalle privazioni della detenzione che dopo un paio di anni la portarono alla morte, non trovò ad attenderla il suo Giovanni, l’uomo, molto più mite della tosta compagna, imprigionato con la falsa accusa di avere armi nascoste nel fienile,attese, ingenuamente fiducioso, il processo.

Era tenuto in fermo in una luogo dove avrebbe con facilità potuto scappare, ma a chi lo esortava a scavalcare la finestra, rispondeva sereno che non aveva fatto niente e che sapeva che le cose si sarebbero chiarite…

Agata aveva pagato duramente il suo desiderio che il ragazzino avesse una degna sepoltura, il suo Giovanni lo trovarono dopo mesi, in un campo vicino al cimitero, con una pallottola in testa e in una buca che, forse, aveva dovuto scavare lui stesso, senza un fiore della sua donna, senza una lacrima dei tre figli,Ernesto, Giovanni e Giacomo, che stavano sulle montagne a combattere e di Innocente, il primogenito, deportato in Germania…




“Anselmo”
Frequenta la Scuola militare “Teuliè”. 

Giovane sottotenente degli alpini della Brigata alpina “Julia”, dopo l’armistizio, è tra i primi a promuovere la lotta di liberazione in Carnia, prende il nome di battaglia Anselmo.

Tra i fondatori della prima formazione delle Brigate Osoppo-Friuli, in Val d’Arzino, formazione nella quale confluirono militari, repubblicani, monarchici, aderenti alla Democrazia Cristiana, al Partito d’Azione, al Partito socialista, al Partito liberale e appoggiate dalla chiesa friulana.

La sorella Paola Del Din,  anche lei medaglia d’oro al valor militare, lo seguirà nell’esperienza della Resistenza collaborando nella formazione da lui fondata.

Protagonista di audaci azioni di sabotaggio, fu fautore di un metodo di battaglia aggressivo, nella notte tra il 24 e il 25 aprile 1944, assieme ad altri compagni organizza un attacco notturno alla caserma della milizia fascista a Tolmezzo, la reazione dei militi fascisti è immediata; ferito non si arrende e al grido di “Viva l’Italia”! Avanti Osoppo”! continua l’attacco, ma viene definitivamente falciato da una raffica di mitragliatrice.

Il solenne funerale si svolse a Tolmezzo, sotto gli occhi degli occupanti che non osarono impedirlo vista la partecipazione di massa della popolazione.

fonte dati: wikipedia

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