Avro Lancaster, quel giorno a East Kirkby nel Lincolnshire

Ero a Londra, in un ristorante, durante una cena, quando mi disse che non potevo non andare a East Kirkby nel nel Lincolnshire se ero appassionato di aerei e di storia.
Ci guardammo tra di noi e chiedemmo maggiori informazioni, ma il nostro ospite, appassionato di Ferrari, belle donne e aerei, fece una grande risata e nel suo inglese perfetto ci disse di andare di mattina presto, quando non c’è nessuno e fece sparire il suo grande viso dietro una birra rossa; poi portò di nuovo la birra sul tavolo, spense il suo sorriso e con gli occhi lucidi ci disse: “you have to go!” (dovete andare), poggiando la sua mano sul cuore… decidemmo di partire prima dell’alba.
131 miglia e quasi 3 ore di viaggio ci dividevano da quel luogo per il quale il nostro amico aveva interrotto la bevuta di una birra rossa e ci aveva pagato la cena a base di anatra; erano entrambi due eventi speciali.
Partimmo che era ancora notte, qualcuno dormiva nei sedili posteriori,  l’unica compagnia per le strade gelate erano le luci del navigatore ed io che non smetto mai di parlare, raccontare e sognare.
Eravamo nel Regno Unito, di notte e viaggiavamo su terreni che avevano visto gli aviatori della RAF decollare da aeroporti improvvisati e difendere la propria nazione dalla Lufwaffe; l’aviazione di Hitler, che voleva ridurre in cenere l’Inghilterra prima di attaccarla da terra.
Duelli aerei di Spitfire, Hurricane, Messerschmitt 109, ma anche bombardieri Heinkel e Dornier che riversavano su Londra tonnellate di bombe.
Giunta l’alba, il panorama intorno a noi divenne tutto verde; vallate, colline, pianure, erano di un verde intenso, mai visto, era un verde che si  perdeva fin dove la nostra vista riusciva a vedere; le strade, a volte bianche, erano ricami sui prati, messe in evidenza da file di alberi e recinzioni perfette nel loro bianco candido; eravamo nel Lincolnshire…
A East Kirkby trovammo un cartello che ci fece capire subito quale regalo ci aveva fatto il nostro amico la sera prima, c’èra scritto: Linconlnshire Aviation Heritage Centre, l’emozione saliva..
Davanti al cancello d’ingresso scoprimmo, ma non avevamo dubbi, di essere i primi… quando il cancello si aprì una signora di mezza età, con tutti i capelli bianchi, golfino rosso, gonna bianca e scarpe bianche ci salutò alla maniera inglese e ci diede il benvenuto; entrammo.
In fondo al viale, sulla destra, notammo subito la pista di volo, era in erba, ed un trattore continuava ad andare avanti e indietro a tagliarla, era un tappeto morbido sul quale mettemmo subito i piedi da perfetti italiani, non curanti di qualche eventuale divieto.
Giungemmo alla biglietteria e ritrovammo la signora dai capelli bianchi, la quale, oltre a suggerirci di prendere un caffè caldo e qualche biscotto, ci diede indicazioni su quello che potevamo vedere e capimmo che da qualche parte intorno a noi c’èra un Avro Lancaster, perfettamente funzionante e visitabile.
Chiesi se si poteva visitare subito e mi indicò l’hangar dove si trovava,  dicendomi che non era stato ancora aperto per le visite della mattina ma che potevo aprire comunque io la porta… corsi fuori.
Il Lancaster era la mia infanzia di modellista, erano le notti passate sul manuale delle istruzioni, a montarlo, a dipingere interni e piloti e poi giorno dopo giorno a completarlo e vederlo ultimato sul tavolo, nella sua linea inconfondibile e dai colori  nero sul fondo e mimetica marrone e avana nella parte superiore.
Il Lancaster era la mia gioventù passata a leggere Super Eroica, la conoscenza della sua storia che ne comprendeva l’utilizzo bellico, il carico di morte nel suo interno e le storie dei suoi piloti che si immolarono per un’Europa libera da ogni dittatura.
Il Lancaster era un simbolo per gli Inglesi; della loro forza, della loro tenacia, era la risposta alle violenze subite a Londra e fu un seminatore di morte e sofferenza per le popolazioni Tedesche.
Le Donne, i vecchi ed i bambini subiscono sulla loro pelle le follie degli uomini adulti; da qualsiasi parte volgiamo lo sguardo tra i due belligeranti è sempre la popolazione inerme a pagarne il prezzo più alto.
Ma il Lancaster doveva distruggere fabbriche, ferrovie, ponti, dighe, porti, raffinerie, senza curarsi di ciò che c’èra intorno, il suo unico scopo era di ridurre la capacità offensiva del nemico.
Arrivai alla porta dell’Hangar e tirai forte, le luci erano accese e Lui era lì ad aspettarmi…

Fu un viaggio bellissimo, un tuffo nella storia; 
intorno a me, non solo il Lancaster, ma anche un AC 47 Dakota del D-Day , motori Rolls Royce Merlin ed i rottami di Spitfire, Messerschmitt Bf 109, caduti sul suolo inglese durante la Battaglia d’Inghilterra, tutti raccolti e catalogati con il nome del pilota e le sue missioni.
Mezzi, divise, ed alcune bombe che fecero la storia delle missioni dei Lancaster riportavano il visitatore alla dura realtà della guerra.
Uscendo, nel silenzio di quelle campagne e nel primo calore del sole ormai sorto, si manifestava ai nostri occhi l’aeroporto così come era in quei giorni del conflitto, tutto era stato restaurato e conservato, perfino la bici del pilota, poggiata sul muro della torre di controllo, sotto la sirena che dava l’allarme.
All’interno della torre, sulla lavagna dell’epoca, i due squadroni, 57° e 630° con i nomi dei piloti che partivano per le missioni.
Passeggiavamo per quel prato, tra quegli hangar e sentivamo intorno a noi la storia, respiravamo la storia e bastava chiudere gli occhi per far riapparire immagini, foto, film, documentari; tutto quanto ci aveva accompagnato nella nostra passione e nella nostra voglia di conoscere.
Lo sguardo partiva da quella sirena verde oliva posta in un angolo della torre di controllo e la pista verde, quel tratto di terra che aveva visto i piloti raggiungere i loro Lancaster nella notte, salire, mettere in moto i loro quattro Rolls Royce Merlin, rullare e poi decollare fino a sparire nel buio della notte e lasciare l’aeroporto di nuovo nel suo silenzio in attesa del rientro, quando dal binocolo si contavano tutti i Lancaster per vedere chi non era tornato da quella missione e segnarlo sulla grande lavagna nera.
Il viaggio di ritorno fu più silenzioso dell’andata, ognuno di noi teneva i ricordi per se e li rivisitava nella mente guardando fuori dal finestrino o nei monitor delle digitali. La sera tornammo a quel ristorante, il nostro amico inglese non c’èra, alzammo le birre al cielo e gridammo “we were there!” (ci siamo stati! ) mentre in ognuno di noi brillava l’aquila della Royal Air Force, acquistata allo shop e sul tavolo giacevano decine di cartoline della storia dell’ Avro Lancaster.

racconto di una delle giornate passate a Londra per musei..

The blogger

Le immagini seguenti sono state prese dal portale del museo, pur non avendo autorizzazione crediamo di rendere onore allo splendido lavoro fatto dai proprietari nella loro missione di Onorare e Ricordare.

http://www.lincsaviation.co.uk/

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